Archivi del giorno: 18 ottobre 2009

Serata Palloncini…

224871247_5e101f34c6Venerdì sera sono stato a ballare con Dado in una discoteca gay. Una nuova apertura. Posto molto carino, vicino casa. Arriviamo presto e restiamo a chiacchierare sulla sua Matiz, faceva troppo freddo fuori.

Arriviamo all’ingresso. Poca gente. Ancora presto. Ma perchè a Milano le serate inziano sempre così tardi? Si potrebbe iniziare a ballare alle 11.30…a mezzanotte…che palle aspettare l’1.10. Per cominciare, si intende.

Comunque. Entriamo. Tanti palloncini colorati per terra. Se se ne salva qualcuno lo porto a casa a mia nipote e le dico Tieni il palloncino del locale frocio. Ma ovviamente le bestie isteriche li scoppiano tutti.

All’1.10 sul maxi-schermo inizia il conto alla rovescia come a Capodanno. Finisce il conto alla rovescia. L’arrivo dei Tori sancisce l’inizio delle danze. Musica House. Rivedo Alberto. Il primo ragazzo che ho frequentato. 3 anni fa. Dolci ricordi.

Ballo con Dado. Mi guardo intorno. Rivedo un tizio carino mezzo pazzo che avevo conosciuto in un altro locale gay settimane fa. Ci salutiamo. Pazzo-camicia-bianca lancia qualche occhiata che ricambio. Se si avvicina a meno di mezzo metro mi ci fiondo come una catapulta. Nascosto tra l’erba della savana come un leone. Sono pronto allo scatto. E a saltargli alla gola. Sorride, mi accarezza e se ne va. Tutto questo non fa altro che aumentare la mia fame.

Dopo una ventina di minuti torna nei paraggi. Mi guarda e sorride. Vuole giocare a nascondino. Ho una gran voglia di stanarlo. Ma non c’è solo lui nel locale. Un ragazzino molto basso (e per dirlo io) lancia occhiate languide. Mi fa sorridere. Dado me lo sconsiglia. Non sono neanche le 2 per iniziare i saldi. Resta nei paraggi che se sei fortunato magari è la tua serata. E dopo potrei farti un pensierino. Se non trovo nessun altro. Si intende.

Ma il pensierino non lo faccio con lui. Ballo e vedo uno. Carino. Mi piace eccome. Balla e si avvicina, lo avvinghio da dietro e balliamo insieme. Gli tasto il corpo dalla maglietta. Due addominali da urlo. Sorride. Mi avvicino al suo orecchio. Come-ti-chiami-quanti-anni-hai-non-si-capisce-un-cazzo-c’è-la-musica-troppo-alta. Ragazzino basso di prima mi guarda da lontano e non sorride affatto.

Il tempo di girarlo e ci scappa la lingua. Tanta lingua. Finiamo sui divanetti. Bacia come un 14enne all’uscita della scuola. Gli infilo una mano nelle mutande per tastargli il culo. Lo stuzzico con un dito. Poi la smetto perchè il locale è gay-friendly. Non si possono fare certe cose.

Giuseppe. 21 anni. Appena compiuti. Siciliano. Molto maschile. Piercing sotto il labbro. Faccia da schiaffi. Accento siciliano. Lo sento parlare del suo corso universtario e già mi immagino di essere scopato e insultato in dialetto. Io però la devo smettere di rimorchiare ragazzini. Io voglio uomini. 21 anni sono troppo pochi. Il doppio sarebbe stato meglio.

Ci salutiamo. Ci scambiamo il numero. Ci sentiamo con un paio di messaggi. Forse organizziamo un’uscita.

Forse.